Spirito di avventura e tradizione marinara nelle vene mi spingevano durante le estati alla scoperta di sempre nuove isole del Mediterraneo. Approdata alla fine degli anni ’70 a Pantelleria alla ricerca del mare, vi ho trovato invece la “terra”. Immaginate quale effetto poteva fare allora Pantelleria ad un architetto, cresciuto alle teorie moderniste di Le Corbusier e della Bauhaus.
Rimasi completamente ammaliata dal fascino dei dammusi, queste case di pietra sparse per la campagna, resti di un mondo ormai quasi scomparso, ma in cui la vita contadina, di cui parlava Pasolini, sembrava prendere corpo nelle antiche pietre…
Una vita certamente povera ed anonima, ridotta all’essenziale del forno per cuocere il cibo, dell’arkova per nascere, fare l’amore e morire, dei locali per gli animali, inseparabili amici e compagni dell’uomo.
Sì, è stato emozionante scoprire come, mentre gli spazi per la vita famigliare nonostante il numero dei figli fossero ristretti, ogni animale aveva il suo personale dammuso con tanto di volta in pietra, all’occorrenza dotato di deliziose mangiatoie a doppio archetto. Si possono così facilmente riconoscere le stalle per le mucche, il “sarduni” per l’asino o il mulo, u “ghirbec” per la capretta, i minuscoli “cuniddier“ per i conigli, il dammusetto con spazio all’aperto per il maiale, ecc.
Impressionante poi lo spazio dedicato alle attività lavorative della lavorazione dell’uva e del cappero, per non parlare dei bellissimi mulini, testimonianze di quanta parte avesse allora il lavoro nella vita delle persone.
Ma cosa è un dammuso? Per dammuso si intende una costruzione in pietra dotata di una copertura a volta, che può essere costituita da un solo locale o più frequentemente da più locali variamente aggregati tra loro a formare un complesso abitativo e produttivo.
Il modello della casa in pietra ha origini preistoriche, ma la copertura a volta deve farsi risalire con tutta probabilità all’invenzione romana dell’arco a tutto sesto e anche il nome dammuso potrebbe forse derivare dal termine latino domus per casa.
Nel corso del tempo le varie contaminazioni culturali unite alla fervida fantasia dei panteschi hanno prodotto dal primitivo modello della volta a botte tutta la serie di tipologie di volte che oggi possiamo ammirare nei dammusi: cupole, volte a crocera, volte con lunette multiple, archi a sesto acuto, ecc.
I muri dei dammusi, dovendo contenere le spinte delle volte sul perimetro della costruzione sono tutti di forte spessore e costruiti con una particolare tecnica detta a “casciata”. Questo sistema di costruzione, consistente nell’appaiare due muri in pietra a secco ad una intercapedine centrale riempita di terra e di pietrisco di scarto, presenta, grazie alla sua elevata inerzia termica, il duplice vantaggio di creare ambienti interni sempre freschi d’estate e confortevoli d’inverno. Un idea veramente ingegnosa da far concorrenza a qualsiasi moderno sistema di condizionamento… (se provate a misurare i muri dei vecchi dammusi di campagna vi accorgerete perciò che il loro spessore va dagli 80 ai 200 cm!).
Ma non tutti i dammusi sono uguali: quelli situati all’interno dei vari borghi talvolta sono fatti con la pietra tagliata invece che con la pietra rotta, cioè appena sgrossata a spacco, dei dammusi di campagna ed hanno il muro esterno intonacato (magari di rosa come a Kamma), altri come a Rekale all’esterno presentano un patio coperto a due o più archi. Anche a Pantelleria esiste il campanilismo e le varie contrade tendono a distinguersi…
I tetti a cupola dei dammusi, impermeabilizzati con un impasto di tufo e calce, costituiscono la superficie di raccolta dell’acqua piovana, che viene poi opportunamente canalizzata e conservata nelle cisterne interrate. L’acqua piovana è stata fino a pochi anni fa l’unica fonte di acqua dolce sull’isola. Ora a Pantelleria c’è un dissalatore che produce acqua dolce dall’acqua del mare, ma in campagna, dove non esiste ancora un sistema idrico di distribuzione, i dammusi utilizzano tuttora le antiche cisterne.
Di cisterne, “ducchene”, aie, “passiaturi” avremo certamente occasione di parlare in seguito, come pure del famoso giardino pantesco di derivazione araba, un alto muro in pietra di forma cilindrica , costruito per contenere gli alberi di agrumi e proteggerli dal vento.