C’è stato un tempo in cui a Pantelleria colonie di anguille vivevano placide in profonde cisterne. Lo so, pensavate ad una nuova ricetta di pesce a base di capperi, uva passa e profumi panteschi…
Vorrei invece raccontarvi che a Pantelleria, almeno ai tempi del mio arrivo sull’isola, le anguille erano pesci apprezzati non tanto come cibo, quanto per una loro utile funzione.
Quarant’anni fa, nelle campagne dell’isola l’acqua piovana era l’unica riserva idrica dell’isola. Allora nelle lunghe assolate estati pantesche, quando le cisterne erano ormai a secco, arrivava in soccorso dal continente la nave cisterna.
L’approvvigionamento domestico dell’acqua si basava essenzialmente sulle forme a cupola dei tetti dei dammusi che, mediante studiate pendenze e ingegnosi sistemi di “canallate”, convogliavano l’acqua nelle cisterne sotterranee dalle quali veniva poi raccolta l’acqua con un semplice secchio o una pompa a mano.
Erano inoltre messe in atto norme igieniche di antica sapienza contadina per cui ogni anno, prima della stagione autunnale delle piogge, i tetti dei dammusi venivano “allattati” a calce e, curiosa consuetudine, all’interno della cisterna veniva allevata un’anguilla, la cui funzione era di mantenerne l’acqua limpida e potabile, liberandola dalla presenza di eventuali piccoli insetti e impurità.
Affascinata dall’architettura dei dammusi e dalle tradizioni locali, quando mi trovai a dover ristrutturare e sanificare le due cisterne del dammuso appena acquistato, fu Pietro, il vecchio Mastro della contrada Venedisè, la prima persona a parlarmi dell’usanza pantesca dell’anguilla, pesce già ai tempi difficilmente reperibile sull’isola… Da qui l’idea di rivolgermi a Claudio, la nota pescheria dei milanesi, e di portare le due anguille direttamente a Pantelleria in aereo.
Il venerdì pomeriggio prima della partenza mi reco con una tanica alla pescheria di via Mercato, dove Claudio, già preavvisato telefonicamente, mi aspetta armato della classica retina, cattura le 2 anguille e le infila nella predisposta tanica dotata di tappo a vite. Giusto una semplice raccomandazione: arieggiare ogni tanto l’abitacolo dei due pesci.
Il più è fatto! Arrivata a casa e posizionata la tanica sul tavolo della cucina, lascio il tappo a vite della tanica leggermente svitato per l’areazione e vado tranquillamente a dormire, sveglia alle 5 del mattino, taxi per l’aeroporto prenotato…
Un film dell’orrore mi aspetta al risveglio: nel mezzo della cucina giace stecchita una delle due anguille. Mai sottovalutare l’intelligenza animale! L’anguilla, riuscendo a svitare completamente il tappo, era sgusciata fuori della tanica e cadendo dal tavolo sul pavimento della cucina si era, suo malgrado, suicidata.
Cercando di superare la sensazione di disgusto riesco ad afferrare il corpo viscido e ormai rigido della povera bestia e la getto nella spazzatura.
Ma nel trambusto della manovra urto maldestramente la tanica rimasta sul tavolo, che si rovescia liberando la seconda anguilla… Questa inizia a muoversi serpeggiando sul pavimento, mentre io, impietrita dallo sgomento, penso ai minuti che corrono e al taxi che sta aspettando sotto il portone…
Mentre la viscida anguilla mi sguscia inesorabilmente dalle mani, istintivamente riesco ad afferrare uno strofinaccio della cucina e a gettarlo addosso alla serpe. In tal modo, afferrandola alle due estremità, quasi fosse un bastone, riesco a ricacciarla a viva forza nella tanica.
Mi catapulto fuori di casa, salgo sul taxi arrivando giusto all’ultimo minuto all’aeroporto, dove il mio aspetto miseramente scarmigliato unitamente agli assurdi farfugliamenti su anguille e cisterne riescono a farmi passare indenne ai tornelli di sicurezza. Cose d’altri tempi, ante terrorismi e pandemie…
Dopo queste peripezie l’anguilla arriverà finalmente sana e salva a Pantelleria dove nella sua cisterna vivrà serenamente la sua vita per parecchi anni…
Dispiace dovervi raccontare il triste seguito di questa storia, che ha decretato la fine dell’era delle anguille nelle mie cisterne: durante una delle periodiche pulizie della cisterna, durante le quali l’anguilla veniva trasferita provvisoriamente in una grande vasca esterna, la povera serpe, resa pallida e cieca dalla vita nel buio, finirà facile preda di un gatto di passaggio…
Oggi a Pantelleria, grazie al dissalatore e alla nuova rete idrica municipale, l’acqua corrente è finalmente arrivata anche nelle campagne. Finita la diaspora delle anguille e con buona pace delle antiche tradizioni, ora nelle cisterne pantesche le acque piovane si mescolano familiarmente con le acque desalinizzate del Mediterraneo…